Storia del Cavallo Appaloosa
Appaloosa è da sempre aggettivo, definizione, termine di riconoscimento per tutti quei cavalli dal distintivo mantello macchiato. Questo è un errore madornale. Spesso si tende a classificare come appaloosa cavalli che con questa razza hanno in comune solamente il colore, che rappresenta il fattore di riconoscimento che balza all’occhio rispetto a quarter e paint, ma che non corrisponde da solo a secoli di storia, evoluzione e selezione attuata su questi soggetti.
Questa caratteristica peculiare e di impatto visivo, data dalla varietà di colorazioni del mantello, ha origini antiche ben più lontane di quanto si possa immaginare. Preistorici disegni raffiguranti cavalli dal raro colore “appaloosa” risalenti a 18.000 anni A.C. furono trovati in caverne in Francia a Lascaux e Perche-Merle. Cavalli con spots vennero rappresentati anche nell’arte cinese del 500 A.C. ed in quella persiana del XIV secolo, a seguito del quale la loro apparizione si ebbe in tutta Europa.
Incerta è l’origine storica dei cavalli macchiati, ma fatto noto è che nel mondo esistono anche altre razze oltre l’appaloosa che nei secoli hanno mantenuto questo fattore distintivo. Nel vecchio continente ad esempio abbiamo lo Knabstrup, cavallo danese, molto richiesto dai circhi per il loro mantello e per essere ottimi soggetti sia da sella che da tiro leggero. Spostandoci alle Americhe, invece, tutti sapranno che anche il Criollo, il destriero della pampa argentina, spesso esprime questa caratteristica cromatica.
Anche se al giorno d’oggi queste tre razze conservano in comune solamente il colore, in realtà tutte e tre fanno risalire questa particolarità al sangue spagnolo che scorre nelle loro vene. Nella storia si è perso ciò che è stato fatto dagli iberici. Ma sono state trovate testimonianze certe del fatto che fossero loro ad allevare cavalli maculati, che hanno portato in Danimarca durante le guerre napoleoniche o nel Nuovo Mondo nel 1600 quando la Spagna era tra le più potenti nazioni colonizzatrici. Da questo dato certo ed inconfutabile, per la presenza di numerose prove storiche, ha così inizio l’evoluzione dell’APPALOOSA, la razza americana giunta ai giorni nostri.
Un po’ di storia…
I Nez Parce selezionarono i loro cavalli colorati per resistere al rigore degli spostamenti in montagna. Immisero nell’allevamento soltanto i migliori soggetti, sia morfologicamente che per carattere e prestazioni, castrando o vendendo quelli più deboli, dimostrando così grande coraggio allevatoriale, metodo, e soprattutto lungimiranza che è alla base anche del modo di operare dei moderni breeders di tutto il Mondo.
I Nez Parce erano stanziati nell’angolo a nord-est dell’Oregon, in quello a sud-est di Washington e sul confine dello stato dell’Idaho, luoghi ideali per l’allevamento di cavalli, che fornivano lussureggianti colline in estate e prati abbondanti d’inverno protetti dai canyons dei fiumi Snake, Palouse e Clearwater. I Nez Parce erano amanti delle corse su distanze dai 100 yards sino a 12 miglia. La performance fu di grande aiuto nell’eliminare i difetti ereditari, aiutando l’individuazione dei soggetti dal patrimonio genico da tramandare alle generazioni e quelli, considerati anelli deboli, da eliminare, andando a rafforzare la razza.
Lo stretto contatto con i componenti della tribù richiedeva, inoltre, in questi cavalli tranquillità, sensibilità, predisposizione e temperamento. Questi sono i tratti comuni dell’appaloosa di oggi, moderno. La sua combinazione di energia, necessaria per le corse e la caccia, e le loro naturali attitudini ed il loro buon senso, necessari nella vita attorno all’accampamento, produsse un “superior horse”.
La razza fu vicina alla sua scomparsa a seguito della guerra dei Nez Parce nel 1877, quando furono sconfitti dal Capitano Joseph. Dopo la loro resa a Paw Mountains, in Montana, il 5 ottobre la razza Appaloosa, così come era stata perfezionata dai Nasi Forati fu dispersa. Questi cavalli finirono nelle mani di incompetenti pionieri, che con incroci maldestri causarono il declino della razza.
Dal primo registro di razza all’odierno Appaloosa Horse Club
L’Appaloosa Horse Club, Inc., il registro ufficiale di allevamento per gli Appaloosa fu fondata nel dicembre 1938 in Oregon da Claude J. Thomson, un giovane allevatore che agli inizi del secolo era riuscito a recuperare faticosamente alcune fattrici Appaloosa nelle fattorie della regione di origine. Impiantò così il suo allevamento accoppiandole con stalloni Arabi. Da allora gli Appaloosa sono stati selezionati permettendo l’apporto di sangue Arabo, Quarter e Thoroughtbred.
Appaloosa quindi è esclusivamente il nome col quale è possibile identificare questa razza del Nord America. Infatti il termine per etimologia è stato coniato per questa razza ben precisa e non assimilabile con nessun altra del mondo equino, indipendentemente dalle somiglianze del mantello. Appaloosa è nome che venne attribuito ai cavalli dei Nez Parce verso il 1870. Durante quell’epoca i coltivatori di grano si insediarono nei pressi del fiume
Palouse, in quei territori presso cui gli indiani allevavano le loro cavalcature maculate. Gli agricoltori iniziarono a chiamare questi cavalli “Palouse”, poi “Palousey Horses”, in seguito prese piede la parola “A Palousey”. Col passare del tempo “A Palousey” venne abbreviato a “Apalousey” e da qui “Appaloosa”.
Ora l’ApHC ha sede a Moscow, in Idaho ed ha più di 600.000 cavalli iscritti. Dal soggetto che gli Indiani preferivano, per la caccia, la guerra e le corse, ora gli usi moderni di questa razza colorata sono variati. Sono stati selezionati cavalli, all’interno della razza Appaloosa, con attitudini per le più svariate discipline. Un Horseman è certo che un appaloosa può cimentarsi in una competizione di cutting, trail, western pleasure, reining, hunter, racing, polo o jumping. La selezione attitudinale/caratteriale, da sempre effettuata anche dai Nez Parce, ha fatto si che tra le doti più spiccate di questi cavalli vi siano duttilità ed eccletticità, fattori che ne hanno contribuito il diffondersi in tutto il mondo.
Quante cose si possono fare con un Cavallo Appaloosa
Un cavallo Appaloosa, registrato presso l’ApHC (Appaloosa Horse Club), di cui l’AIA(Associazione Italiana Appaloosa) ne è l’affiliata per l’Italia, ha possibilità di accedere a tutte le competizioni organizzate dalle suddette associazioni. Inoltre hanno l’opportunità di competere negli show organizzati dalle associazioni di specialità quali l’NRHA, NCHA, NBHA, NSBA, Dressage, ecc… E c’è di più! Infatti l’Appaloosa Horse Club propone anche un altro modo per ricevere riconoscimenti all’interno dell’associazione di razza pur gareggiando in circuiti All-Breeds di specialità. Infatti è stata creata l’ACAAP (Appaloosa Competitive All-Breed Activities Program) grazie alla quale è possibile registrare i punteggi ottenuti in questi eventi all’interno dell’ApHC!
Esiste inoltre l’ApSHA (Appaloosa Sport Horse Association), dipartizione dell’ApHC, con sede a Glenshaw in Pennsylvenia, che nasce con l’esigenza si utilizzare il cavallo Appaloosa non solo nelle discipline western, ma anche nella monta inglese più tradizionale, come il Dressage, il Salto Ostacoli ed il Completo. Ne esiste sia l’Associazione affiliata italiana che europea. Stallone fondatore è stato il fomoso Wap Spotted, e le linee selettive prevedono l’uso prevalente di cavalli Appaloosa con attitudine equestre, e il ricorso a selezionati riproduttori di razza Purosangue o Warmblood, come i Trakhenner o i Selle Français.
Caratteristiche del Cavallo Appaloosa
Vengono definite caratteristiche traducendo letteralmente dall’inglese “charateristics” tre peculiarità che vanno ad addizionarsi alla moltitudine di colorazioni che possiamo ritrovare come tipologie di mantello all’interno della razza.Una di queste caratteristiche, tipiche del cavallo appaloosa, è la verticale striatura sullo zoccolo denominata striped hooves. L’unghia, dal fondo bianco, è spesso rigata nera, in modo vario, più o meno fitto e le striature possono essere più o meno larghe. Nonostante questa particolarità non bisogna commettere l’errore di credere alle dicerie per le quali quest’unghia è debole, anzi! La selezione di questa razza in condizioni atmosferiche avverse ne ha forgiato tutta la struttura scheletrica, rendendolo un cavallo molto resistente.
A rievocare lo spirito selvaggio dei Nez Parce è lo sguardo degli Appaloosa, la cui sclera o sclerotica, una membrana dell’occhio che avvolge la pupilla è bianca, definita appunto white sclera e che da l’impressione che l’occhio sia nero/blu notte. Naturalmente, quando il cavallo lavora ed è affaticato si nota di più l’arrossamento di questa membrana, che può impressionare un poco chi è inesperto.
Terza ed ultima caratteristica dell’Appaloosa, che si aggiunge al mantello “a pois” al quale è comunque correlata, è la classica pelle dalla pigmentazione a macchie, mottled skin, che spesso è ben visibile nelle muscose del naso, delle labbra, intorno agli occhi, sul prepuzio, lo scroto, l’ano e la vulva.
Tante macchie diverse, i vari coat pattern
Premesso che all’interno della razza esistono anche soggetti nei quali non si manifesta il gene del colore, e saltuariamente nemmeno la presenza delle caratteristiche sopradescritte, il tale senso il cavallo viene definito, come da terminologia tecnica dell’ApHC, Solid.
Dall’ApHC è prevista una lunga serie di terminologie per definire la vasta varietà di colorazioni che possono avere i mantelli dei cavalli appaloosa. Tra le peculiarità di questa razza è la tendenza di roanatura dei cavalli, in particolar modo con l’avanzamento dell’età.
Blanket: Si tratta della classica coperta bianca, che può presentarsi più o meno estesa. Può partire a “V” dal garrese e coprire tutto il posteriore, a volte avanzando a colorare anche le spalle.Se è una coperta bianca senza altre macchie viene denominata Snocap. A volte la roanatura del cavallo appaloosa può presentarsi sulla schiena e sui lombi sino al posteriore. In questo caso, che la pelle sottostante il pelo è scura e non bianca, non viene considerata coperta.
Spots: Sono i macchie circolari, a volte frastagliate, di diverse dimensioni, a volte sovrapposte. Possono essere bianche e colorate. Possono presentarsi anche sopra la coperta, blanket, sul manto roano ed ancora anche sulle balzane

Leopard:Come un leopardo il cavallo appaloosa è considerato tale quando gli spots ricoprono l’intera estensione del suo corpo, testa e sono compresi. Se il cavallo è molto bianco e presenta solo poche macchie scure allora questo mantello è chiamato Few Spot.

Varnish Roan: Se la roanatura è talmente pronunciata da sbiancare per quasi la totalità del cavallo ad eccezione delle sole estremità degli arti, comunque schiarite.
La genetica del colore
La percentuale di trasmissione del colore e il modo in cui questo si presenta sul mantello del cavallo e come può a volte cambiare col passare del tempo ha da sempre affascinato gli studiosi. Il White Appaloosa Pattern Gene abbreviato come LP Gene è essenziale nel patrimonio genico di un cavallo perché questo possa mostrare poi la particolare colorazione appaloosa. Ē importante comprendere che la quantità di bianco disponibile, non è certo caratteristica prevedibile. Non esiste un “blanket gene”, che possa predire la quantità di bianco la particolare coperta dei cavalli di questa razza. Un cavallo che porta nel suo bagaglio genetico un solo LP gene potrebbe mostrare anche solo minime indicazioni della sua presenza, white sclera, mottle skin e stripes hooves, e se sono presenti dei geni d’aiuto per la presenza di bianco, noi potremmo avere invece tanto colore da avere un leopard. La quantità di bianco è controllata da altri geni, detti geni mutanti perché cambiano ed a seconda di questi avremo un colore più o meno accentuato.
Grazie al lavoro degli studiosi però sappiamo che è giusto considerare gli appaloosa Few Spot e Snowcap omozigoti Lp gene. Alla luce di ciò essi produrranno al 100% figli con colore o quanto meno nella peggiore delle ipotesi con il minimo delle caratteristiche appaloosa. Questo perché un cavallo omozigote per la caratteristica del colore tramanderà ai suoi figli un Lp gene.